martedì 16 febbraio 2010

MADOFF: IL GRANDE TRUFFATORE!! ECCO SERVIZIO DA "REPORT" 1/6

Wikio


Per quasi 50 anni Bernard Madoff, "Bernie" per gli amici, ha gestito la sua attività di brokeraggio a New York come "family business". E come un affare di famiglia questo settantenne dall'aspetto bonario pensava di concludere la sua onorata carriera prima di consegnarsi alle autorità per quello che potrebbe rivelarsi come il più grande scandalo della storia di Wall Street. All'alba di giovedì, quando gli agenti federali sono entrati nel suo appartamento nel cuore di Manhattan per arrestarlo, Bernie ha dichiarato candidamente di non avere «spiegazioni innocenti» per giustificare un buco che, per sua stessa ammissione, ammonta ad almeno 50 miliardi di dollari, cinque volte, per avere un paragone, il crack di Worldcom del 2002.


La spiegazione "autentica" è quella che ha fornito lui stesso ad alcuni dei suoi più fidati collaboratori, quando, secondo l'atto di accusa depositato dalla Sec, li ha chiamati a raccolta per una confessione shock: la sua attività di investment advisory era semplicemente «una gigantesca bugia» dietro la quale si nascondeva la più classica delle truffe, la catena di Sant'Antonio meglio conosciuta negli Usa come il «Ponzi scheme».


La Bernard Madoff Investment Securities, società di cui Madoff risulta essere l'unico titolare, faceva leva su una solida reputazione costruita a partire dal 1960 quando, Bernie, un ex bagnino di Lond Island (la spiaggia dei newyorkesi facoltosi), si era lanciato nell'attività di brokeraggio. Dieci anni dopo lo aveva raggiunto il fratello Peter, anche lui laureato in legge, e via via erano arrivati a lavorare nella società anche i nipoti Charles e Shana e i figli Mark e Andrew. Il family business andava a gonfie vele, tant'è che la BMSI è arrivata a occupare centinaia di trader, mentre Bernard Madoff aveva saputo ritagliarsi un ruolo di spicco nella comunità finanziaria newyorkese, diventando anche presidente del Nasdaq, il listino tecnologico di cui si vantava di aver accompagnato lo sviluppo negli anni del boom della new economy.


L'attività della sua casa di brokeraggio spaziava dall'attività di negoziazione titoli, fino allo sviluppo di piattaforme elettroniche di trading per azioni e derivati, per le quali aveva avuto come partner le più prestigiose firme di Wall Street, da Goldman Sachs a Merrill Lynch. Nell'83 era sbarcato anche a Londra, diventando uno dei primi membri americani del London Stock Exchange.
Ma i guai sono arrivati dopo, quando il broker, contando sulla sua buona reputazione, decise di inventarsi un futuro nel settore degli hedge fund, ufficialmente come advisor di alto profilo. Già nel 2001 sulla stampa specializzata erano emersi i primi dubbi per questa nuova attività di Madoff.


Dubbi fomentati dai concorrenti che si chiedevano come fosse possibile che lo schema di gestione di fondi dei fondi hedge inventato da Madoff non solo riuscisse a produrre rendimenti costanti dell'ordine del 15% all'anno, ma sorprendentemente azzeccasse sempre il timing degli acquisti e delle vendite, ponendosi al contempo al riparo della volatilità. Come fa? «Too good to be true», troppo buono per essere vero, insinuavano i detrattori. Ma Madoff rispondeva di meritarsi un po' di credibilità dopo decenni di attività sul mercato come trader: «La strategia è la strategia - diceva - e i risultati sono i risultati».


Nel 2001, quando era stato lanciato il primo allarme - caduto nel vuoto - la consulenza per i fondi aveva già assunto dimensioni internazionali. Tra chi si appoggiava alla sua esperienza c'erano gli hedge newyorkesi Fairfield e Tremont; Kingate, gestito dalla Fim di Londra; la svizzera Thema. E la caccia ai clienti facoltosi, istituzioni, hedge e ricchi privati, era aperta ovunque ci fosse l'opportunità: dal Country Club di Palm Beach a Londra, da Milano a Lugano, dove molti, si dice, rischiano di pagare a caro prezzo la sorprendente stangata di Madoff.


All'inizio di dicembre, dunque, pressato da 7 miliardi di riscatti, Madoff ha deciso di gettare la spugna rivelando ai suoi collaboratori quello che avrebbe poi confessato agli agenti dell'Fbi. E cioè che fino ad allora aveva garantito alti ritorni agli investitori utilizzando le somme versate da nuovi clienti, il Ponzi scheme appunto. Finchè le nuove sottoscrizioni superavano le richieste di rimborso tutto è filato liscio, ma la crisi finanziaria ha fatto saltare il gioco.


Con un gesto che la dice lunga sul personaggio, Madoff ha persino tentato di conservare la simpatia dei suoi più stretti collaboratori: prima che scattassero le manette, ha promesso che avrebbe distribuito gli ultimi "spiccioli" rimasti in cassa, 200-300 milioni di dollari. L'intervento dell'Fbi ha evitato l'ultima truffa. In caso di condanna, Madoff rischia fino a 20 anni di carcere. Ora bisognerà vedere quale prezzo pagheranno i suoi clienti.
















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